I miei viaggi assomigliano alla fuga di un ladro. Affondo le mani nel mio disordine e porto via poche cose. Il mezzo per scivolare via è quello ideale: il treno.
Mi confondo tra la gente. Anzi, viaggiando da solo, scompaio.
Tutti mi domandano il “perché”. Non lo so. E non saprei spiegarlo.
Vicino al finestrino: è quello il mio posto.
Dall’altra parte del vetro c’è un lungo film, interminabile, con pochissimi fermo-immagine tutti uguali: piccole stazioni vuote dai nomi impossibili, perse nella campagna e nel tempo.
Il rosso. Un fischio. Il verde.
Da buon ladro ho portato via la macchina fotografica. La punto sul finestrino e comincio ad inseguire il paesaggio. Corrono più di me le immagini, ma nel senso opposto.
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